Una nuova avventura, il sogno di studiare medicina e una città tutta da scoprire. Sabrina, aquilana, racconta la sua esperienza
«Ho fatto vedere al mio sogno che veramente ci tenevo a incontrarlo, senza pretendere che facesse tutto da solo la strada per giungere fino a me. Il mio sogno mi ha portato fino a Tirana ed è da qui che inizierò la mia nuova avventura». Sabrina Lanzi, aquilana, 21 anni e un sogno nel cassetto. Studiare medicina. Un sogno così grande che la porta in Albania.
Il test di medicina è considerato un vero e proprio impedimento alla professione qui in Italia, quindi la strada albanese non è assolutamente un modo per ottenere facilmente la laurea in Medicina, ma un modo per bypassare un ostacolo tutto italiano: il numero chiuso. Anche nell’università di Tirana si svolgono test di accesso, simili a quelli italiani, ma tengono conto anche di altri fattori, come il voto con cui si esce dalla maturità.
Sabrina è felicissima dell’esperienza intrapresa.
Che tipo di città è Tirana? Ci si ambienta facilmente?
«Tirana è una città che sorprende e che va scoperta, abbattendo il muro dei pregiudizi. A primo acchitto lascia un po’ a desiderare, della serie “scendi da un TAXI e cadi in un tombino aperto”. Disagi e arretratezze ce ne sono ancora, ma il popolo albanese è attivo, giovane e pronto a riscattarsi a livello europeo. Contrariamente a tutte le aspettative, Tirana può essere definita una città poliglotta e “internazionale”, che permette di ambientarsi con facilità. Dalla lingua alla cucina sembra di essere ancora in Italia. Altre volte, invece, ho la sensazione di essere stata catapultata in Medio-Oriente, in uno di quei paesi dove la religione dominante è l’Islam. Durante il giorno, infatti, i miei studi sono scanditi dal richiamo dei “muezzin” che operano nelle moschee».
Un confronto tra il test di ammissione all’Università di Tirana e quello dell’Università dell’Aquila: differenze, criteri, difficoltà.
«Come in Italia, anche in UNIZKM è necessario affrontare un test e competere con altri aspiranti medici, dunque differenze sostanziali non ce ne sono. C’è meno concorrenza, questo sì, perché non tutti sono disposti a compiere un sacrificio così grande. Una scelta che rappresenta la linea sottile tra incoscienza e coraggio. Lasciare la famiglia, gli amici, le abitudini di una vita intera è sempre difficile e spiacevole, ma quando si ha un sogno così grande, si è disposti a tutto, anche a mettere quattro cose in valigia, oltrepassare le sponde dell’Adriatico e naufragare in Albania. L’università “Zonja e Keshillit te mire” è sinonimo dell’università di Roma Tor Vergata. Il corso di studi è equivalente a livello di programmi e di esami. Docenti di alto livello impartiscono lezioni in italiano. Il grande vantaggio è che la laurea è riconosciuta in entrambe le nazioni, offrendo così una grande opportunità agli italiani e agli albanesi che hanno la possibilità di proiettarsi verso nuove realtà».
Che percezione c’è in Albania dell’Italia?
«Ammettiamolo, la realtà di oggi fa paura, soprattutto per noi giovani italiani. Il futuro è incerto, ma l’Albania mi ha dato quella possibilità che il mio paese mi ha precluso ed è per questo che voglio dire ai ragazzi che verranno qui per la prima volta ad affrontare il test di non avere paura, ma di considerare questa esperienza come un trampolino di lancio per crescere, arricchirsi e formarsi».
Sabrina ci saluta con un bell’arrivederci in lingua albanese: “Mirupafshim”!
Fonte: Globalist.it