Situato nel cuore della penisola balcanica, il Kosovo, incastonato tra le montagne, è una delle gemme nascoste della regione. Una guerra devastante ha definito l’immagine del Paese troppo a lungo, ma i visitatori e i turisti che lo scoprono vedono, oltre all’asfalto e alla polvere a volte senza fine, anche colline rocciose, rigogliose foreste e prati verdi, vette ricoperte da neve e incantevoli città antiche.
Cenni storici
Storicamente, la posizione strategica di questo territorio ha fatto gola a molti. Diversi conquistatori dalla notte dei tempi si riflettono nella attuale diversità culturale del Kosovo. Dall’antichità, molte strade hanno attraversato la regione, collegando le aree interne alla costa, aumentando il commercio e nutrendo la crescita dell’artigianato locale. Oltre alla sua posizione centrale, le ricchezze sotterranee del Kosovo hanno reso l’area un bene prezioso. Le miniere di Novoberda e di Mitrovica sono state sfruttate fin dai tempi romani, fornendo di minerali una dozzina di popoli invasori.
Il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza nel 2008 e da allora è stato riconosciuto da 110 paesi, tra cui i membri dell’Unione europea e gli Stati Uniti d’America. I confini con l’Albania, la Macedonia, la Serbia e il Montenegro rendono il Paese una tappa naturale per un tour balcanico.
Popolazione e demografia
A chi si reca in Kosovo, la prima cosa che salta all’occhio è la sua popolazione, prevalentemente giovane da un punto di vista anagrafico. La maggioranza è di etnia albanese, mentre le minoranze comprendono serbi, turchi, rom, ashkali (gli albanesi del Kosovo li chiamano magjup) egiziani, bosniaci e gorani (in Kosovo sono chiamati anche ‘nashentzi’ e alcune loro comunità sono presenti nella regione di Kukës, nelle Alpi albanesi). La religione più diffusa è quella musulmana, praticata in una forma moderata dell’Islam, mentre le percentuali minori appartengono al credo cattolico e ortodosso. È grande orgoglio che Madre Teresa di Calcutta (nata Anjeza Gonxhe Bojaxhiu) sia albanese.
Viale ‘Madre Teresa’ a Prishtina
Il Boulevard principale di Prishtina e una Cattedrale cattolica sono stati a lei intitolati, dato che la suora beatificata ha aderito alla missione nella chiesa di Letnica, nel sud-est del Kosovo.
La lingua
L’albanese e il serbo sono entrambe lingue ufficiali, anche se l’inglese è ampiamente parlato. Il fortissimo fenomeno migratorio che ha conosciuto il Kosovo a causa della guerra nei Balcani ha provocato la ‘diaspora’ di una grandissima comunità verso i Paesi europei vicini, sicché non è insolito che le persone conoscano anche tedesco, francese e italiano.
La valuta ufficiale è l’euro, il che è sicuramente confortante per un turista. Sicuramente lo è di meno per chi vive in Kosovo, in quanto, a livello di capacità d’acquisto, uno stipendio medio kosovaro è l’equivalente di uno albanese espresso in lek. E così come succede in Albania, gran parte dei prodotti sono importati e hanno un prezzo (in euro) quasi uguale ad un mercato europeo.In pratica, costo della vita spropositato per quelli che sono gli stipendi medi (ci si aggira sui 350 euro).
Da qui, ancora più di quanto non succeda in Albania, la tendenza alla migrazione da parte dei kosovari non si è praticamente mai arrestata. E quindi, il Paese è fatto di giovanissimi che studiano, anziani che sono alla pensione e, in mezzo, una generazione in piena forza lavoro che è fantasma nel proprio Paese perché tecnicamente non ci vive, abitando all’estero, ma che contribuisce con le sue rimesse al PIL del Kosovo.
Offerta turistica
Vista della città di Peja. La sovrastano le Montagne di Rrugova.
Vicino alla costa adriatica, ben collegata alle parti meridionali e settentrionali della penisola balcanica, il Kosovo ha un grande potenziale per il turismo. Lo scenario incontaminato delle montagne di Sharr e Rugova e delle bellissime cascate e fiumi sono attrattive per tutto l’anno. Antiche rovine, chiese e castelli medievali, villette ottomane e edifici austro-ungheresi costituiscono un grande pezzo del patrimonio culturale del Paese.
Mista, come il paesaggio architettonico, è la cultura del Kosovo. Influenzato da 500 anni di dominio ottomano, un fascino “orientale” segna la maggior parte dei bazar del Paese e, soprattutto, la antica città di Prizren.
Prizren. Vista della città dalla Fortezza. Credit: Ditch The Map
I kosovari sono particolarmente orgogliosi delle loro tradizioni di ospitalità. In questo, il legame con l’Albania è evidentissimo. Gli ospiti in una casa del Kosovo sono trattati con il massimo onore. Sempre pronti ad offrire assistenza, una tazza di caffè o un pasto gratuito, i kosovari garantiranno agli ospiti un ottimo viaggio.
Cultura e gastronomia
Bivio di passaggio di diversi popoli, che di qui sono transitati nel corso dei secoli, il Kosovo ha ereditato una grande varietà di influenze culturali. Non sorprende che, attraversando il Paese, si incontri una varietà di dialetti locali, abiti tradizionali regionali e danze, nonché abitudini.
La lahuta o gusla
La ciftelia
Il gajde
La musica popolare albanese, ad esempio, è riconoscibile in modo esclusivo dal suono di strumenti tradizionali come la lahuta (uno strumento a corda singola. In italiano si chiama gusla, n.d.t.), il çifteli (uno strumento a doppia stringa) e il gajde (una sorta di zampogna). I rom sono ben noti e apprezzati per la loro musica energica, che ha ispirato un seguito cultuarle. Alcuni dei suoni tradizionali hanno preso un genere musicale ben definito, riconosciuto nel cosiddetto “turbo-folk”, popolare in tutti i Balcani.
Anche in Kosovo è immancabili la passione per la raki, un forte liquore (equivalente alla grappa italiana) prodotto da prugne, pere, uva, mele e persino miele. Nella cucina locale colpisce la varietà etnica, compresi i piatti di origine ottomana reinterpretati secondo le conoscenza culinarie locali e le ricette autoctone sviluppate con i prodotti locali. Infatti, anche se sono i Gorani di Dragash e i Bosniaci ad essere conosciuti per il loro burek, buoni esempi di questa deliziosa pasticceria (si, perché il burek può essere fatto con ripieno dolce!) possono essere trovati in tutto il Kosovo.
Anche nella città etnicamente divisa di Mitrovica, le squisite polpette di carne, chiamate qebapa in albanese (sono le qofte, vendute nelle qebaptore– ecco dove potete trovare la similitudine con la parola usata in Kosovo) o ćevapčići in serbo, sono un elemento base di entrambe le cucine. Una grande varietà di torte o pite viene cotta nella regione con ripieni vari, tra cui spinaci, formaggi, carni macinate e persino patate (grosso modo, lo stesso ripieno del byrek albanese).
Ci sono una serie di varietà di tava, cioè i piatti a casseruola cucinato in una pentola di terracotta per diverse ore nel forno. La maggior parte dei piatti tradizionali sono prodotti in tutto il Kosovo, anche se con piccole differenze da zona a zona, ma alcune regioni sono ben conosciute per prodotti specifici, come le montagne di Sharr, il cui formaggio è molto saporito.